La psicoterapia esistenziale

La psicoterapia esistenziale vuole rappresentare la moderna evoluzione del pensiero psicologico esistenziale, con il proposito di congiungere l’ orientamento psicodinamico psicoanalitico classico con quello fenomenologico-esistenziale. In questo senso opera un superamento delle usuali distinzioni tra orientamenti psicoanalitici del profondo e quelli detti umanistici, riconoscendo tutta una serie di principi della psicoterapia, ormai stabilmente accettati dalle principali correnti di pensiero teorico e pratico, ponendo maggior attenzione e rilievo ad alcuni aspetti caratteristici della fi losofi a e della psicologia esistenzialista.
In modo silenzioso e poco appariscente il pensiero esistenzialista ha infl uenzato negli anni le varie impostazioni psicoterapeutiche, che hanno assorbito elementi centrali e fondamentali quali l’ importanza della relazione e l’ unicità della persona. L’ intento è quindi di porre in maggior rilievo, evidenziandone le radici fi losofi che esistenziali, aspetti che fanno ormai parte indiscutibile, e irrinunciabile, della scienza psicoterapeutica, indipendentemente dallo sfondo teorico di riferimento.
La fenomenologia, nelle sue espressioni fi losofi che e soprattutto psicopatologiche, rappresenta la base concettuale, oltreché storica, dell’ esistenzialismo. Quest’ ultimo ha comunque una sua precisa autonomia dalla fenomenologia, in particolare dirigendosi più verso l’ analisi dell’ uomo nei rapporti con sé stesso e con il mondo, come in Heidegger, piuttosto che verso la ricerca di essenze o dell’ analisi della coscienza nella sua intenzionalità, come in Husserl.
Esiste indubbiamente una continuità logica tra i due campi anche se riteniamo che l’ esistenzialismo, in particolare quello riferito alla psicologia, abbia una sua precisa identità e funzionalità, che può modulare il metodo fenomenologico, a volte diffi cile da applicare a una pratica psicoterapeutica.
Ciò giustifi ca il fatto che spesso nella trattazione che seguirà si considerino ampiamente autori e pensieri di chiaro carattere fenomenologico, che rappresentano quindi una premessa indispensabile alla comprensione di una psicologia esistenziale che non rientra necessariamente nelle correnti cosiddette umanistiche, quali quelle di Rogers, Maslow, Frankl, ecc.
Quindi sebbene il termine “esistenzialismo”, nella forma di psicoterapia che vogliamo proporre, induca a pensare a una psicologia umanistica, si avvicina in realtà più a una psicoterapia psicodinamica a orientamento analitico, riconoscendone aspetti basilari e principi ormai ampiamente acquisiti e riconosciuti propri della stessa.
Ciò è giustifi cato, oltreché da fatti teorico-pratici, anche da fatti storici, quali l’ evidente rapporto dell’ antropoanalisi di Binswanger con il pensiero freudiano.
Sebbene quindi non possano essere trascurati alcuni principi fondamentali propri delle psicoterapie umanistiche, quali per esempio il riconoscimento di potenzialità e capacità positive dell’ individuo, e sebbene sia accettato il forte legame storico e teorico con la fenomenologia, l’ orientamento della psicoterapia esistenziale ha una sua precisa identità in cui aspetti ormai defi nitivamente acquisiti nel campo della psicoterapia vengono visti alla luce della concezione esistenzialista dell’ uomo.

Uno degli aspetti che Binswanger criticava a Freud è la contraddizione teoria-prassi insita nella psicoanalisi, sostenendo che il rimanere vincolati a una concezione scientifi co-naturalistica della psiche, comporta il perdere gran parte della comprensione dell’ uomo e della sua esistenza.
La metodologia positivistica, e quindi il metodo delle scienze naturali, ha una funzione reificante dell’ uomo, che risulta essere altamente riduttiva. Così come anche il rimanere legati a una impostazione causalistica rischia di semplifi care il funzionamento mentale, poiché l’ uomo è forse più di un semplice meccanismo di causa-eff etto.
Come vedremo il tentativo di superare tali questioni non richiede l’ esclusione di una teoria scientifi ca e neppure la negazione di una dinamica causalistica.
La scienza, nel nostro caso psicoterapeutica, ha bisogno di punti di riferimento che consentano una attendibilità e riproducibilità dei fenomeni, pur ponendosi in una posizione critica che consenta una integrazione e un completamento dell’ impostazione originaria. La soluzione non è pertanto quella di abbandonare ogni teoria perché sempre lontana dalla pratica, ma di mantenerla come punto di riferimento, mai assoluto ma in continua revisione ed evoluzione. In questo modo non rifi utando l’ oggettivazione dell’ uomo, e della sua psiche, ma integrandola in una visione più ampia e comprensiva, possiamo avvicinarci alla realtà della nostra esistenza. Oppure ancora, non allontanandoci da dinamiche di causa ed eff etto possiamo meglio spiegare la psiche, ma mantenendole come fl essibili e relativi strumenti di lavoro.

D’ altra parte anche lo stesso Freud prendeva le distanze da un troppo rigido approccio medico-scientifi co, sostenendo che non è possibile scoprire un nesso che colleghi tra di loro i vari elementi di una nevrosi secondo il criterio di causalità. Non è possibile stabilire perché due individui che hanno avuto esperienze infantili analoghe possano reagire in modi completamente opposti, né può alcun paziente dire, al termine di un trattamento analitico, di aver scoperto le reali cause della sua nevrosi.
L’ approccio originario dell’ esistenzialismo alla psicoterapia prevedeva una esclusione critica, a volte dura e polemica, di aspetti scientifi ci e metodologici che oggi non possiamo sottovalutare. Il pensiero della psicologia esistenziale deve invece integrarsi con quello proprio della psicologia moderna, in una nuova sinergia che consenta il superamento di eventuali punti deboli.
Lo spazio che viene dato nella trattazione alle radici fi losofi che del pensiero fenomenologico-esistenziale e alla psicologia e psicopatologia esistenziale consente di entrare nello spirito e nell’ ordine di idee che caratterizza questa corrente e che infl uenza, più nello sfondo concettuale che nella pratica, lo stile psicoterapeutico. È infatti attraverso la comprensione degli antecedenti storici che è possibile chiarire il senso di numerosi aspetti caratteristici dell’ approccio fenomenologicoesistenziale. A questo proposito vengono quindi accennati alcuni principi fi losofi ci propri di pensatori quali Kierkegaard, Heidegger e Sartre, non dimenticando il contributo di fi losofi italiani quali Abbagnano e Pareyson.
In questo modo risulta anche meglio accessibile e comprensibile la psicologia che ne deriva, che ha in Jaspers, Minkowski e Binswanger riferimenti teorici e pratici fondamentali, in particolare per lo sviluppo della teoria psicopatologica.
La psicopatologia fenomenologico-esistenziale rappresenta infatti un punto di riferimento fondamentale non solo nel campo specifi co della psicoterapia esistenziale, ma possiamo dire nella attuale cultura psicologica e psichiatrica in generale. Autori come Jaspers e Binswanger possono senza dubbio essere considerati riferimenti fondamentali nell’ evoluzione del pensiero psicologico, non solo esistenziale. Il loro pensiero evidenzia lo stretto legame esistente tra psicoanalisi, fi losofi a, psicologia, psicopatologia e psicoterapia, ma anche le peculiarità e originalità dell’ approccio esistenziale alla psicoterapia.
L’ approccio fenomenologico rigoroso alla psicopatologia rende a volte diffi cile una trasposizione nell’ area operativa della psicoterapia, il che non permette di parlare facilmente di una psicoterapia fenomenologica. Per questo consideriamo la fenomenologia, e gli Autori che verranno citati, uno strumento parziale in grado però di fornire una base teorico-pratica fondamentale alla psicoterapia clinica.
La psicoterapia esistenziale viene considerata una psicoterapia psicodinamica, che tiene in particolare considerazione gli aspetti confl ittuali intrapsichici ma soprattutto quelli relativi alla relazione terapeuta-paziente, con interpretazioni del transfert e delle resistenze del paziente, e del contributo controtransferale del terapeuta.
Nell’ analisi di quelli che sono gli elementi fondamentali della psicodinamica esistenziale vengono infatti considerati aspetti quali l’ inconscio e le sue dinamiche interne, l’ importanza della relazione e l’ intersoggettività, insieme a elementi più peculiari dell’ analisi esistenziale quali il progetto esistenziale e la progettualità, la dimensione temporale, la centralità dell’ angoscia e il valore unico dell’ esperienza soggettiva.
Per quanto riguarda la pratica clinica non vi sono aspetti tecnici che si diff erenzino in maniera rilevante dall’ approccio psicoanalitico classico, che viene mantenuto anche se rivisto e aggiornato in una luce esistenzialista. Infatti la terapia esistenziale non deve essere intesa come un particolare sistema psicoterapeutico ma come un quadro di riferimento, un paradigma mediante il quale si può vedere e comprendere la soff erenza di un paziente in un modo particolare. In questo senso il lavoro si sviluppa fondamentalmente sul tentativo di risoluzione dei confl itti inconsci, sul riconoscimento e rielaborazione dei meccanismi di difesa non adattativi e delle resistenze, sul riconoscimento e la ricerca del proprio autentico progetto esistenziale e della propria visione del mondo.
Nell’ ultima parte vengono infi ne discussi in modo critico alcuni aspetti riguardanti i fattori terapeutici specifi ci della psicoterapia esistenziale, che possano consentire un confronto con altri tipi di psicoterapie e che consentano un razionalizzazione dell’ intervento, anche attraverso l’ uso di test.